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Altro Racconto Flash!

Purtroppo non sono ancora riuscito a dedicarmi al racconto autocommissionatomi da me stesso, quindi cerco di rimediare in parte con questo racconto breve che scrissi tempo fa. Il titolo che gli diedi all'epoca fu "l'errore". Ora sinceramente non son più tanto convinto che vada bene, ma se riuscirete a comprendere il racconto forse il suo titolo avrà ancora qualche significato ;)
Buona lettura!



La sala di controllo era immersa nell'oscurità. Qua e la, ogni tanto, sulla parete costellata di pannelli elettrici, una luce si accendeva per segnalare che l'impianto era in funzione. Ma nessuno scendeva fino a quel livello da ere, ed il led intermittente segnalava le sue funzioni al nulla.
D'un tratto una sezione dell'enorme salone si illuminò, come se qualcuno avesse attivato l'illuminazione. Ma in realtà le luci erano spente, ed il chiarore proveniva tutto da un unico punto nell'aria. Pian piano il punto luminoso crebbe, fino a raggiungere il diametro di 2 metri. Allora, una piccola falce nera cominciò ad allargarsi sul lato sinistro del cerchio luminoso, disegnando con una linea scura il bordo di un portellone. Qualche istante dopo, con un sibilo secco, alcune nuvolette di fumo proruppero da 4 punti differenti. L'enorme sezione rotonda si fece avanti di qualche centimetro, e poi si spalancò verso l'esterno, rivelando una figura totalmente coperta da una tuta, simile a quella in dotazione agli astronauti.
La misteriosa figura attese qualche istante immobile, poi si mosse fuori dallo spazio in cui si trovava, e cominciò subito a guardarsi intorno. Quando raggiunse la parete più vicina, la creatura comparsa dal nulla emise una serie di rantolii, simili al ringhio sommesso di un cane, ma leggermente più lento. Immediatamente altre due creature, in tutto identiche alla prima, emersero dal buco luminoso, e raggiunsero la loro compagna. La prima creatura allora alzò entrambe le braccia, puntandole verso la parete e allargando le dita offrì il palmo alle deboli lucine che imperterrite continuavano ad accendersi e spegnersi. Poi, inaspettatamente, dai palmi del primo "astronauta" proruppero due fasci luminosi, e subito dopo la parete cominciò a muoversi. Dapprima furono movimenti impercettibili, poi sempre più veloci. Alla fine, laddove prima c'era una serie di pannelli elettrici, ora si dipanava un corridoio, che si perdeva nel buio.
I tre "astronauti" si scambiarono una rapida occhiata, poi sfiorarono la sommità della loro tuta ed attivarono un raggio luminoso. Poi, uno alla volta, si addentrarono nello stretto passaggio appena aperto.

Nel corridoio le pareti erano totalmente liscie e prive di asperità. I tre si muovevano rapidi e decisi, come se non fossero nuovi a quell'angusto spazio.
Dopo minuti che parvero interminabili, il trio giunse ad una ramificazione del sentiero, che si apriva verso tre direzioni diverse. Senza quasi fermarsi, i tre si diressero diligentemente verso l'apertura centrale, continuando per altri 10 minuti ad avanzare. Poi trovarono un'altro bivio. Stavolta le strade erano 5, e le tre figure si fermarono un attimo a riflettere. In realtà si limitarono solo a mettersi l'uno di fronte all'altro per qualche minuto. Poi, come se nulla fosse successo, ripresero la via imboccando il secondo passaggio da sinistra. Infine, dopo un'altro quarto d'ora giunsero ad una piccola sala quadrata, larga appena per contenere i tre "astronauti".
Le pareti di questa stanza erano liscie come il corridoio appena affrontato. Solo ad un occhio esperto non sarebbe sfuggito il piccolo foro a metà altezza della parete destra. Il nostro trio ovviamente era preparato anche a questa prova, ed ancora una volta, senza quasi fermarsi a pensare, il primo "astronauta" allungò il dito verso il foro. La falange dela creatura mutò improvvisamente di forma, diventando più sottile e lungo, quasi come un enorme ago, fino a riuscire ad entrare nel foro.
Un "click" sommesso segnalò l'arrivo della strana falange alla fine della sua corsa, e subito dopo la stanza fu piena del suono di tanti piccoli ingranaggi che scattavano e si muovevano.
Sembrava quasi che un enorme meccanismo si fosse messo in moto, e che presto una parete della piccola stanza sarebbe ruotata su se stessa per lasciare spazio ad un altro passaggio segreto. Ma contrariamente a quanto potessero far credere questi suoni, l'unica cosa che si mosse fù un pannello, che si aprì di scatto, ma senza produrre il minimo suono. Il piccolo pannello, situato appena sopra il foro misterioso, scoprì una nicchia in cui stavano una specie di bussola, tre bottoni ed una leva.
L'astronauta tirò con decisione la leva, ed immediatamente altri due pannelli si aprirono nelle altre due pareti, e le altre due creature presero posto davanti ad essi. Entrambi questi nuovi pannelli contenevano una serie di 3 bottoni, del tutto identici a quelli nel primo pannello.
Coordinandosi con dei grugniti gutturali, gli astronauti premettero contemporaneamente il primo bottone, poi il secondo ed infine il terzo. La bussola emise una leggera pulsazione luminosa. I tre ripeterono la sequenza, ancora ed ancora, ed ogni volta il pulsare della bussola si faceva più forte. Alla fine la bussola si illuminò di una luce cangiante, ed i 3 pannelli si chiusero di scatto. Le tre creature, portato a termine il loro compito, si incamminarono nel corridoio da cui erano arrivate, fino a raggiungere il varco luminoso da cui erano uscite. Una alla volta, le tre creature rientrarono nel cerchio luminoso, e quando anche l'ultima fù passata, allungò una mano verso il lato del varco, su cui stava un grosso bottone rosso. Per un attimo la creatura rimase così, immobile, poi infilandosi una mano in tasca prese un oggetto e lo fece cadere sul pavimento della sala dall'altro lato del varco. Infine, premette il grosso pulsante rosso ed il varco si chiuse in pochi istanti, facendo ripiombare la sala nell'oscurità più totale.
Dopo la sparizione del varco, la sala riprese lo stesso aspetto che aveva prima che le tre misteriose figure venissero fuori dal nulla. Solo due piccoli dettagli rimanevano come traccia del loro passaggio: il primo era l'oggetto sul pavimento, un cilindro di un materiale simile al vetro, al cui interno si intravedevano due spirali colorate che percorrevano l'intera lunghezza dell'oggetto. Qua e la le due spirali erano unite da una linea, completando la sensazione che l'oggetto rappresentasse una perfetta ricostruzione della tipica forma a doppia elica del DNA umano.
Il secondo particolare era quel piccolo, solitario led che poco prima dell'apparizione del varco si accendeva e si spegneva ad intermittenza. La piccola luce ormai aveva perso la sua intermittenza, rimanendo accesa al buio, come una piccola torcia che brucia per l'eternità.

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