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Idiotaggine scritta

Giusto pochi minuti fa sistemavo la cartella in cui conservo i miei racconti, e per catalogarli correttamente ho dovuto aprirne alcuni per ricordarmi di che parlava. E' stato così che ho iniziato a leggere un racconto comico-delirante scritto anni fa, ai tempi della creazione di N.E.S.T., un forum che gestii con amici, seppur per breve tempo.
Rileggendo questa opera non ho potuto fare a meno di sorridere spesso e volentieri, e subito ho pensato di farvelo leggere. Vi avviso che è un tantino lungo, ed incompleto (ma và?). Ma chissà, magari mi ci metto su e lo completo...
Buona lettura!



La Notte dell'Ultimo Giorno


Scrivo queste poche righe per raccontare al mondo i fatti che hanno portato me, Lebrosio Stoico Dubuà, ed il mio gruppo, a scontrarci con la forza più maligna di questo mondo: i Wafer alla nocciola!
Prima che tutta questa faccenda croccante invadesse le nostre vite, io ed i miei compagni di (s)venture avevamo domicilio in un grosso edificio verde in Piazza Boiardi. Si trattava più che altro di un vecchio magazzino, usato tempo fa per scaricarvi le merci dei treni merci che portavano merci. Ufficialmente non avevamo il permesso di vivere in questo edificio, ma Zio Vetriolo ci aveva dato il permesso.
Zio Vetriolo era il fratello di Caffellatte, un ragazzotto che faceva parte del nostro gruppo fin dalla sua formazione. Il suo vero nome era Ercole Pompeiano di Aquilonia, ma noi lo chiamavamo Caffellatte per via dei colori della sua pelle, ma anche perchè quando lo chiamavamo col suo vero nome diventava una furia e ti smontava i denti. Caffellatte da piccolo aveva avuto un incidente mentre si trovava in un salone di bellezza con la sua famiglia ricca. Il tecnico addetto alla lampada ad ultravioletti aveva sistemato male l'apparecchio, aumentandone la potenza. Questo provocò a Caffellatte una abbronzatura permanente, sul grigio perla. Ma la cosa più buffa era che l'abbronzatura gli prendeva solo una metà del corpo, lasciando l'altra di un bianco latticino. Modello Due Facce! Ovviamente la sua famiglia ricca non poteva tenerlo, perciò lo ripudiò e lo scaricò nel cesso.
Comunque sia ognuno di noi aveva la sua storia, e viveva la sua vita, e insieme vivevamo avventure ogni giorno: cacciavamo topi, picchiavamo vecchiette, rubavamo le caramelle ai bambini... insomma, eravamo tutti dei bravi ragazzi. Tutte le nostre refurtive venivano vendute al ricettatore del quartiere, Don Ambrogio 'o zampognaro, che come sempre ci pagava una miseria e ci riempiva di cinghiate sulle gengive. Con la fibbia.
Oltre ai soldi di cui avevamo bisogno c'era un'altro motivo che ci spingeva a vendere tutti gli oggetti che "trovavamo": non volevamo nessun coinvolgimento, facevamo il nostro lavoro cercando di tenere separata la nostra vita privata. Sinceramente a noi non ce ne fotteva niente delle nostre vittime, ma per evitare ogni complicazione ci sbarazzavamo della refurtiva ogni notte.
Nessuno di noi aveva il permesso di tenere un oggetto, neanche Patroclizio, che a causa della sua mania cleptomane voleva possedere qualsiasi cosa.
Purtroppo non avevamo calcolato la presenza di Cimino.
Cimino era il più piccolo del gruppo, ma era molto intelligente e maturo. Pensate che a 2 anni non sapeva ancora camminare; per ovviare a questo suo problema sostituì la sua carrozzina con una Ferrari Enzo. Il proprietario della macchina è 1 anno che la cerca e ancora non si è dato per vinto.
Comunque sia, Cimino fu la causa dei nostri problemi. Nonostante fosse maturo per la sua età, spesso aveva una ricaduta a livelli infantili, che sfociavano in pianti disperati e spaccatimpani. Per nostra fortuna il Dottor Colossus era un vicino di casa, e ogni tanto veniva a far addormentare Cimino. Quando Cimino era gonfio come una zampogna si addormentava docilmente... sembrava quasi che cadesse in coma. A volte dormiva per una settimana di fila. Fu proprio in una di queste ricadute infantili che Cimino ci procurò qualche guaio.
Quel giorno il Dottor Colossus era fuori città perchè aveva gli sbirri alle calcagna, e noi facevamo di tutto per evitare che Cimino sclerasse e cominciasse a piangere. Ma ovviamente Giupippo, un birbantello da poco nel nostro gruppo, non capì la situazione, e per gioco strappò un dente con le tenaglie a Cimino, che cominciò a strillare e spruzzare sangue.
Cimino andò avanti per 5 ore, ormai era viola dalle urla, e noi avevamo la casa invasa da pompieri, poliziotti, sbirri, spacciatori, guardia di finanza e calciatori dell'Inter, tutti convinti che da noi si tenesse un rave party. Addirittura c'è chi di noi ha giurato di aver visto Moana Pozzi.
In queste 5 ore avevamo provato di tutto: latte caldo, biscotti, caffè macchiato, camomilla, elettroshock, marchi a fuoco, ferro da stiro, bicicletta, bilanciere, schiaffi, pugni, calci... ma niente era servito, e Cimino, benchè ustionato, tumefatto, sanguinante e ricoperto di vomito, non smetteva di piangere. Finalmente Calliopontida, il più grande e grosso di noi, ebbe un'idea, e presa la scatola che conteneva la refurtiva della giornata, la svuotò pesantemente in testa a Cimino, invitandolo a scegliere un solo oggetto che avrebbe potuto tenere con sè. Calliopontida era conscio che così facendo violava le regole del gruppo, perciò per sottolineare il suo volere ci minacciò con sguardi maligni e calci nelle palle.
Come se non aspettasse altro, Cimino smise immediatamente di strillare, riportando la pace in tutto il quartiere. Noi eravamo finalmente contenti. Solo Eustachiopibiri era infelice: prima che Cimino smettesse di piangere, infatti, era quasi riuscito a farsi Lecugonda, la figlia brutta del vicino. Lecugonda era da noi solamente perchè i suoi stavano ancora litigando, ed a lei non piaceva quando litigavano. Soprattutto perchè l'ultima volta aveva preso una coltellata in pieno addome che l'aveva costretta ad abortire il figlio di suo padre.
Ma ora che Cimino aveva smesso di piangere Lecugonda riuscì a sentire il silenzio che proveniva da casa sua. Contenta di tornare (che i suoi genitori avesseri finito di litigare o si fossero uccisi a vicenda poco le importava) ci salutò, lasciando Eustachiopibiri a consolarsi da solo... ora con la destra e poi con la sinistra.
Nel frattempo che le nostre orecchie si riabituavano al silenzio (ci volle una buona mezz'ora) ne approfittammo per scacciare tutti gli intrusi e rimettere apposto la casa.
Io e Caffellatte avevamo appena finito di sistemare il cesso quando Giupippo arrivò sbraitando e urlando. Prima che potessimo fermarlo Giupippo si schiantò con lo stipite della porta, aprendosi la testa e sporcando tutto il cesso di sangue. Caffellatte mi guardò con gli occhi pieni di tristezza, perciò scrollai le spalle e lo aiutai a mettere Giupippo nella vasca, in modo che non sporcasse altrove. Poi Caffellatte gli fasciò la testa alla bell'e meglio con un'asciugamano e tirata la tenda aprì l'acqua, lasciando che l'accadueo lavasse via il sangue. A giudicare dalla tranvata presa da Giupippo, gli ci sarebbero voluti almeno 3 giorni per riprendersi.
Una volta finito di sistemare il bagno decisi di scoprire cosa aveva agitato Giupippo.
Raggiunsi gli altri, e rimasi a bocca aperta: Cimino era attaccato alla parete come l'uomo ragno, e Calliopontida, che soffriva di aracnofobia, stava tutto rannicchiato in un angolo della stanza. Eustachiopibiri cercava di far scendere Cimino usando il bastone di una scopa, ma invano. Patroclizio mi si avvicinò zoppicante:
- Lebrosio, Cimino è posseduto!
Caffellatte giunse in quel momento, e Patroclizio si avvicino anche a lui, ripetendo le sue parole:
- Ercole Pompeiano di Aquilonia, Cimino è possedu...
Ma Patroclizio non fece in tempo a finire la frase, perchè Caffellatte lo sollevò per le orecchie e tenendolo così gli diede una capocciata stellare sulle gengive, fracassandogliele tutte. Patroclizio cadde a terra esanime. Caffellatte rimase un attimo ancora ringhiante e sbavante, poi tornò in se, si tolse le scheggie di denti dalla fronte e restituì le orecchie a Patroclizio. Nel frattempo Eustachiopibiri aveva messo da parte la scopa ed era passato alla vanga, con la quale colpiva ripetutamente Cimino al capo, schiacciandolo al muro.
La situazione precipitava, e toccava a me, come Leader del gruppo, ristabilire l'ordine.
Presi il coraggio a due mani, poi mi accorsi che le mani mi sarebbero servite libere e riposi il coraggio. Ma subito ebbi paura, allora presi il coraggio con una mano e lo infilai nella tasca dei calzoni. Poi andai da Calliopontida e gli consegnai il mio coraggio. Subito l'energumeno saltò in piedi, fiammeggiando dagli occhi, e mi lanciò in aria, come faceva sempre quando voleva ringraziarmi. Purtroppo il soffitto della stanza era relativamente basso, e Calliopontida fù costretto a soccorrermi al secondo piano.
Caffellatte nel frattempo aveva fermato Eustachiopibiri, che continuava a cercare di staccare Cimino dal muro colpendolo ripetutamente con la vanga. Caffellatte aveva prontamente strappato di mano l'arnese ad Eustachiopibiri, e lo aveva usato per inchiodare al suolo il ragazzo. Sistemato Eustachiopibiri, Caffellatte si avvicinò a Cimino, che continuava a stare attaccato al muro (più che altro era incastonato) ma aveva ormai perso i sensi.
Finalmente io ero riuscito a tornare giù, seguito da Calliopontida. La situazione era veramente disastrosa: Giupippo giaceva inerme nella vasca da bagno con la testa aperta in un mare di sangue, Patroclizio aveva mascella e mandibola fratturate, 40 denti scheggiati e le orecchie strappate, e giaceva a terra in una pozza di sangue e merda, ed Eustachiopibiri aveva perso i sensi cercano di schiodarsi dal pavimento dove l'aveva bloccato Caffellatte.
Ma per quanto possa sembrare difficile, Cimino era conciato peggio degli altri: il cranio deformato e fratturato, le orecchie da cui colava sangue e forse qualche pezzetto di cervello, la schiena così storta che sembrava le curve di indianapolis, le ossa di braccia e gambe sbriciolate, il viso ridotto in poltiglia. Mi sento di poter dire che l'unica parte incolume del corpo di Cimino in quel momento era la mano destra, stranamente chiusa a pugno.
Per curiosità mi avvicinai al corpo devastato di Cimino, e cercai di aprirgli la mano, per scoprire cosa conteneva.
Con sommo stupore riuscii facilmente a spalancare le dita. Il mio stupore aumentò: li, nel piccolo palmo della mano di Cimino, vi era un pezzo di Wafer alla Nocciola, che si faceva stringere senza ribellarsi, come se tutto, attorno, gli fosse indifferente.

11 commenti:

Maroc ha detto...

Per un attimo ho pensato che avessi pubblicato la storia scritta a quattro mani.
Invece era "solo" una delle avventure di Dubuà (anche col francese fai scintille eh :D)

Unknown ha detto...

Dai, cazzo! Lo so che si scrive Dubois, ma sticazzi XD

Castruccio ha detto...

Ma esista ancora Nest?e soprattutto esiste ancora quella maledetta che mi aveva chiamato the practice?

Unknown ha detto...

Beh, Nest ormai esiste solo come backup sul mio pc... ma se ti fa piacere ti faccio avere la parte dove la tipa ti dava quel nome :D

Castruccio ha detto...

No, voglio sapere chi è farla stuprare in piazza.

D. ha detto...

salut brave garçon (traduzione letterale che non ha affatto lo stesso significato)... :-)

Unknown ha detto...

@Castruccio:
Ok, a breve ti farò avere quel nome :D

@Diz:
Bentornata su questi lidi... per me la tua frase significa "Saluti, caro ragazzo", ma avendo studiato francese circa 15 anni fa, non ne ricordo granchè... quindi se mi sbaglio avvisami :P

D. ha detto...

ehm...se lo vedi così...puoi scegliere tra
1. coraggioso
2. che non arriva ad un etto

Unknown ha detto...

Diz, ma coraggioso si scrive "brave" anche in francese? O_o
Cmq scelgo la seconda, "che non arriva ad un etto"... vista la mia forma attuale, è un nomignolo che mi rinfranca ;)

D. ha detto...

http://youtu.be/g_MW6Yp72ko

UN REGALO

Unknown ha detto...

:D
Mitica Diz! ;)

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