Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Recensione: Versus

Il cinema giapponese, si sa, ci ha abituati a film di ogni genere, nel quale si riesce sempre a recuperare un frammento della cultura nipponica, vuoi per le trame storiche, vuoi per i continui rimandi alle leggende giapponesi, vuoi anche solo per l'epicità della storia raccontata. E questo succede anche in film che hanno poco a che vedere con la cultura del Giappone, ma che hanno i natali nella terra dei samurai! Questo perchè, a mio parere, l'intero folklore nipponico possiede una forza unica, con le sue storie, il valore dell'onore, il rapporto col soprannaturale ed il misticismo. Una forza, un potere, che permette di catturare l'immaginario collettivo, facendo effettivamente "vivere" le vicende che vengono raccontate, e lasciando un profondo senso di mistero, come se non ci accontentassimo di una rapida occhiata nella finestra che si affaccia a questo mondo.

E questo, nel cinema, si fonde con l'amore dei giapponesi per l'esagerazione, l'epicità, le stranezze e la capacità dei registi di fondere più generi, dando vita sia a film orrendi che a perle dall'incommensurabile valore.
Il film di cui sto per parlarvi si piazza perlopiù tra il bello ed il brutto, propendendo decisamente verso il bello; un film dalle 7stelle e mezzo, che potrà far storcere il naso ad alcuni, ma solleticherà il palato di altri.
Questa pellicola del 2000 si chiama Versus (in lingua originale Vāsasu), ed è diretta da Ryuhei Kitamura.
La pellicola si apre con una premessa che ci spinge subito nelle leggende giapponesi: si narra che nel mondo esistano 666 portali che conducono al mondo dei morti, uno dei quali si trova in una non meglio identificata Foresta della Resurrezione, in Giappone, per l'appunto, ed è proprio qui che si svolgono tutte le vicende della trama. Una breve scena ci mostra uno spadaccino che combatte contro degli zombie nella foresta. Dopo aver avuto ragione dei morti viventi, lo spadaccino incontra uno stregone, ma mentre si lancia all'attacco viene letteralmente tagliato in due da un misterioso samurai.
Qui la scena si interrompe, e facciamo un salto di 500 anni, fino ai giorni nostri: abbiamo un gruppo di Yakuza armati fino ai denti, una ragazza rapita, due fuggitivi da un carcere, due poliziotti che sono all'inseguimento degli evasi, ed una misteriosa donna.
Gli Yakuza arrivano nella foresta per recuperare un loro compagno (uno dei due fuggitivi) ed aspettare l'arrivo del loro capo. Peccato che fin da subito non scorra buon sangue tra loro e l'altro evaso, che prepotentemente si identifica subito come il protagonista buono del film. In un attimo la situazione precipita: l'eroe prende la ragazza e uccide uno degli Yakuza,  che torna subito in vita come zombie. Qui tutti cominciano a capire che nella foresta c'è qualcosa che non va, e uno dei mafiosi giapponesi (quello con l'orrenda camicia verde che sembra tanto un tipico delinquente da manga) uccide il compagno fuggitivo, per vedere se anche lui tornerà in vita. La cosa capita puntualmente, e nella confusione l'eroe fugge nella foresta con la ragazza, mentre gli Yakuza si lanciano al suo inseguimento.
Durante la fuga l'eroe si imbatte in un cadavere e ne approfitta per rubargli i vestiti e buttare la tuta da carcerato. I vestiti son gli stessi che ha Neo in Matrix: pantaloni neri e spolverino in pelle scura, lungo fino a terra.
Il film diventa pirotecnico: combattimenti dopo combattimenti, zombie dopo zombie, cavolata dopo cavolata, nonostante lo svolazzare fastidioso dello spolverino dell'eroe la pellicola scorre piacevolmente. Le performance dei combattimenti sono eccellenti, e sebbene qualcosa possa sembrare esagerato, niente ci fa scattare in piedi ed urlare al miracolo.
Altro punto cruciale del film è l'apparizione del capo degli Yakuza, che si scopre essere subito lo stregone del flashback iniziale, che sconfigge tutti gli Yakuza e li trasforma in suoi servitori zombie.
Da qui in poi è una marea di botte (non che prima non ci fossero, sia chiaro), ed il nostro eroe le prende a destra ed a manca, nonostante riesca comunque a vincere. Arriva il primo incontro con lo stregone cattivo, che cerca di portare al "lato oscuro" l'eroe, rivelandogli che lui è la reincarnazione del misterioso samurai di 500 anni fa. Ma lui rifiuta di scendere a patti con il nemico, così lo stregone lo uccide. Avete capito bene, l'eroe muore. Ovviamente però arriva in scena la misteriosa ragazza, che col potere del suo sangue lo riporta in vita (la ragazza infatti è una delle "Chiavi", e lo stregone ha intenzione di usarla per aprire la porta verso il mondo dei morti). Quando lo stregone si accorge che il sangue della ragazza è ormai "neutro" (O_o) e quindi non ha più potere, decide di usare il sangue dell'eroe, che con la resurrezione ha ottenuto il potere della Chiave, e la capacità di evocare la sua spada, cosa che ovviamente fa appena tornato in vita.
Preparatevi, perchè se finora il film è stato una serie di duelli, adesso davvero si esagera: scene confuse, persone morte per sbaglio, un megafucile che apre grossi buchi o fa saltare in aria la gente, fino all'esploit finale, la sfida contro lo stregone cattivo. Dopo un inizio alla Matrix (i due contendenti si sparano a mezzo metro di distanza, e le pallottole cozzano tra loro cadendo a terra deformate), si arriva allo scontro all'arma bianca, e qui mi fermerei a riflettere sulla spada del cattivo: la forma e l'aspetto dell'arma sono davvero splendidi, ma è possibile tirare fuori un oggetto simile da 3 un fodero che poco prima era diviso in 3 parti uguali? che ha, la lama magnetica? o forse è solo magica... vabbè.
Comunque, il finale del film risulta abbastanza inflazionato per questo genere: classica serie di botte, l'eroe sta per perdere, poi ha un aumento di potere alla Dragon Ball (il cosiddetto colpo di reni finale), e sconfigge il cattivo. Ma non è finita qui: il finale vero infatti ci rivela un'altra sorpresa... che non vi racconto per non rovinarvi il film.
Interessante notare come nel 2004 questo film sia stato ripreso ed arricchito con effetti migliori (scintille durante gli scontri all'arma bianca e sangue ad ettolitri) ed ulteriori scene, che approfondiscono la caratterizzazione dei personaggi. Evidentemente queste sono caratteristiche importanti per i giapponesi, o forse è tutto dovuto alla voglia di migliorare alcune pecche del prodotto originale, penalizzato dal budget ristretto. Tra l'altro, dalla filmografia del regista risulta che questo film avrà un seguito, e benchè la data che figura è il 2010, dubito fortemente che questa nuova pellicola sarà pronta prima dell'anno prossimo.

Insomma, Versus è un film d'azione esagerato come solo i film nipponici possono esserlo. Ci sono smembramenti, salti incredibili, azioni più veloci di un battito di ciglio, ferite mortali che non uccidono, e quant'altro. Inoltre le coreografie dei combattimenti sono veramente eccellenti, sebbene ad un certo punto la telecamera non riesca a catturare i movimenti dei lottatori, e si limiti ad oscillare a destra ed a manca, dando quasi un senso di nausea.
Oserei inoltre fare menzione speciale a Kenji Matsuda, lo Yakuza con la camicia verde. Si, proprio quello li, ridicolo che dire ridicolo è dir poco. Lo dico a voce alta: QUEST'UOMO E' UN GRANDE!!! Interpreta il suo ruolo come solo un malato di mente può fare, si presenta prepotentemente sotto i riflettori con facce e gesti da vero gangster, ed in più di una volta mi son ritrovato ad accomunarlo ad uno di quei fetenti galoppini che spesso si intravedono nei manga ed il più delle volte non sopravvivono a lungo.

Voto: 7,5

Continuo a dire che la filmografia giapponese sforna un sacco di perle, che portate qui in occidente farebbero un successone o comunque la felicità di molti.

0 commenti:

Posta un commento